Perù, poesia di viaggio

Tour operator: Viaggi Bolgia

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Perù, un’avventura, una scoperta! 

 

Emozioni, panorami e tanta storia.

Scene da lasciarti a bocca aperta 

sarà difficile toglierle dalla memoria. 

 

Lima, la mega capitale, ci ha accolto.

Grande, moderna, in pieno sviluppo.

Il Pacifico mare le accarezza il volto. 

Buenos dias, già si ripeteva nel gruppo.

 

La visita del centro, bella, interessante,

Miraflores, Barranco; grandi quartieri.

Piazze, palazzi e noi sempre adelante, 

ogni tanto una sosta si faceva volentieri.

 

L'immenso monastero di S. Francisco,

cattedrale, palazzi, nella Plaza Mayor.

Avevamo voglia di assaggiare il pisco,

dopo il pranzo al museo in nostro onor.

 

Abbiamo scoperto l'ottima cucina:

ceviche, lomo saltado, pollo, trote. 

L'immancabile patata ne era la regina, 

come altre specialità a noi poco note. 

 

Con Gustavo e Dante avanti col viaggio, 

eravamo in buone mani, contenti e felici.

Il gruppo coeso era un gran bel vantaggio. 

Fiorenzo contribuiva a farci diventar amici. 

 

Le Ballestas, con uccelli e pinguini,

I leoni del mare che facevano l'amore,

Noi curiosi a guardare come bambini;

proprio meravigliose quelle due ore. 

 

Paracas e le dune gialle del deserto,

ci siamo divertiti spericolatamente.

Nessuno di noi ne era gran esperto, 

però alla fine un'esperienza eccellente. 

 

Ma le emozioni erano appena iniziate.

Nazca e le sue linee a formare disegni, 

nessuna paura e le curiosità deliziate, 

volare in alto e vedere quei strani segni.

 

Sempre lunga e diritta correva la strada, 

Il Bravo Dante (tale nome) autista imperterrito.

Arequipa ci ha visto arrivare in ora tarda. 

Allora niente cena, la nanna era un diritto.

 

Il passeggio nella antica città coloniale,

con Santa Catalina, per scoprirne i tabù.

Ancora il bel sole in attesa della visita reale:

La plaza, cattedrale e fontana del tuturutù.

 

La simpatica Giulia ci inondava di notizie: 

il periodo Inca poi l'invasione degli spagnoli. 

L'agricoltura con tante e buone primizie.

Brava e competente, mai ci lasciava soli. 

 

Incredibile la storia della piccola Juanita,

ora mummia, emersa dai ghiacci di Ampato,

giovine Inca per un "sacrificio" fu preferita. 

Ora nella teca guarda e sembra in buono stato.

 

Sulla tortuosa "carretera" puntiamo le Ande.

Si sale oltre i quattromila su quell' altopiano, 

molti dormivano, altri facevano domande

e scrutando vediamo i vigogna da lontano.

 

Scenario selvaggio, con vulcani all'orizzonte

poche persone qui vivono come eremiti, 

triste il paesaggio che avevamo di fronte.

L'aria è frescolina e noi siamo infreddoliti.

 

Sillustani, con le svettanti tombe circolari,

sontuose dimore riservate a nobili e potenti,

poste sul monte, formate da massi regolari,

i raggi del sole sull' Umayo ci tengono attenti.

 

Breve sosta, urge bagno e sgranchirsi.

Si procede con decisione verso Puno, 

non la visiteremo, ma non ci sarà da pentirsi.

Niente da vedere e non interessa a nessuno.

 

L'immenso Titicaca è la nostra meta,

Lui è il più grande e alto lago del mondo. 

Incredibile la visita con giornata perfetta: 

Isole di paglia, Taquile e ballo in girotondo. 

 

Rimaniamo estasiati per quanto si è visto. 

Ma ricordiamoci: il bello ancora manca! 

Intanto altro lungo trasferimento è previsto; 

le soste sono interessanti, nessuno si stanca.

 

Senza fretta visitiamo il museo di Pucarà,

il sito Raqchi, complesso definito santuario.

Ma la grande sorpresa e ancora più in là

una cappella dipinta in modo straordinario.

 

Eccoci a Cusco, dell'Unesco patrimonio. 

Viuzze in saliscendi, negozi dappertutto.

È una sorpresa incontrare un matrimonio. 

La bella sposa si blocca, lo sposo è brutto. 

 

Grande città del regno Inca era capitale,

Ombelico del mondo, dichiara il suo nome,

E' rimasta intatta, ricca di storia e regale,

chiedi se è piaciuta, la risposta è: Eccome!

 

Tanto entusiasmo nella serata in centro:

musica, cucina tipica ma sempre la stessa. 

Ormai abbiamo capito, ci siamo dentro,

gente gentile, allegra seppur mal messa.

 

prosegue ordinato e spedito il nostro via vai,

abbiamo ancora tante cose prima della fine:

val la pena vedere il circolo agricolo di Moray,

per non dimenticare Maras e le bianche saline.

 

Waka il nome "quechua" della Sacra Valle,

transitiamo di fianco all'ancor piccolo fiume,

la pianura è verde, con tante macchie gialle,

Svolazzano uccelli con le sgargianti piume.

 

Il bello viene dopo mezza giornata uggiosa,

del Perù ci mancava ancora la sua perla.

Machu Picchu: una tappa troppo famosa,

ognuno di noi da anni fremeva per vederla.

 

Ed ecco il sole splendere nel grande giorno, 

siamo arrivati in una delle sette meraviglie. 

C'è stupore ed imbarazzo nel girare intorno, 

per vedere come vivevano quelle famiglie.

 

Un'avventura intensa, unica e spettacolare. 

Alixssia ha parlato con maestria suprema:

chissà quante cose riusciremo a ricordare, 

sicuramente potremo farne un gran tema. 

 

Magica la visita; vale il viaggio da sola 

un luogo che ci rimarrà ben impresso:

Machu Picchu, ci basta solo la parola. 

E niente al mondo sarà mai lo stesso.

 

Una "Bolgia" di mercatini ci attirava,

così nel gruppo, regnava la frenesia.

Beretti, borse, lana; di tutto si acquistava. 

Dai, forza, bisogna far girare l'economia! 

 

Molto ricercato un tal infuso di "maca" 

sembra essere tanto caro ad Afrodite

con la mugna, da abbinare alla coca.

In segreto, nelle valigie a dosi infinite. 

 

Restava ormai poco tempo a disposizione, 

ma ci aspettano le montagne arcobaleno.

La curiosità e l'ansia ci erano padrone, 

salire oltre i limiti, sperando nel sereno.

 

La fatica ed il sole ci hanno premiato:

uno spettacolo sublime della natura. 

Per arrivarci a volte mancava il fiato, 

ma sembrava di stare in una pittura.

 

Non possiamo dimenticare gli uccelli: 

alle Ballestas depositano guano prezioso.

I vigogna, per capi in lana, ricchi e belli,

vivono pacifici con un musetto delizioso.

 

Alpaca e lama al pascolo sera e mattina 

una etnia vivace tiene viva la montagna.

Colorati i vestiti della tradizione andina,

gente umile e rispettosa, nessuno si lagna. 

 

La loro è sincera ospitalità, per fare festa,

accogliere col sorriso è una caratteristica,

gli andini sono brava gente, cordiale ed onesta.

eseguono lavoretti, ricolmi di vena artistica.

 

Senza invadenza espongono i vari prodotti,

coltivano la terra e filano la colorata lana.

Alla fine solo di una cosa vanno ghiotti:

masticare foglia di coca per una vita sana

 

Non poteva mancarci un bel brindisi:

 "Pisco sour" e nera "cicha morada".

Una sorta di ultima doverosa sintesi,

ma piaceva anche la Cerveza Dorada. 

 

Siamo stati tutti bene, in ottima salute.

Competenti guide ed esperti guidatori.

Mai annoiati, grazie a diverse battute, 

un mix ironico per scaldare gli umori. 

 

Alla fine da casa siam partiti in ventuno,

grazie alle "acrobazie del vispo Fiorello"

non ne abbiamo perso nemmeno uno. 

Ed in coro diciamo è stato: bello, bello, bello!!!

 

Vorrei ricordare i nomi dei protagonisti: Annamaria, Daniela, Doriana, Edda, Elena, Iole, Margherita, Maria Luisa, Maria Teresa, Maristella, Martina, Miriam, 3 Nadia, 2 Ornella e dulcis in fundo Roberta. 

Diciotto donne, simpatiche e belle, peccato solo tre maschi, ma Emanuele, Fausto e Vittorio non si sono mai arresi ed alla fine sono sopravvissuti, superando un ostacolo che all'inizio pareva enorme ed insormontabile. Pertanto gli uomini desiderano rivolgere un affettuoso grazie alle gentili signore per essere stati: accolti, sopportati e sostenuti con giusta e bella maniera. 

Infine è doveroso ricordare chi ha organizzato con particolare riguardo alla cura dei dettagli tutto il viaggio; per aver scelto e prenotato ottimi alloggi, ed averci fatto accompagnare da guide esperte e sicure. L'intenso programma è stato sostenuto da tutti con la consapevolezza di vivere un'esperienza davvero unica. 

Quindi a nome del gruppo un sentito Grazie a BOLGIA Viaggi di Trento con la speranza di avere altre possibilità di vivere analoghi momenti in giro per il mondo. 

Fausto Righetti - Negrar di Valpolicella (VR), 31/10/2025

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