Racconto di viaggio in MONGOLIA

Tour operator: Viaggi Bolgia

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Racconto di viaggio in MONGOLIA

Non dimenticherò mai la sensazione che ho provato quando l’aria della Mongolia mi ha avvolta: limpida, sottile, quasi primordiale. Sin da subito ho capito di essere entrata in un altro mondo, dove i confini si perdono e l’orizzonte sembra non avere fine.

La Mongolia, per me, è innanzitutto vastità. Un silenzio che non pesa, ma che libera. Le steppe si aprono come un mare verde, mosso dal vento e punteggiato dal bianco delle gher, le tende dei nomadi. Cavalli, yak e cammelli pascolano in libertà: qui l’uomo rimane ospite. Al tramonto i colori cambiano piano; il cielo si accende di rosa e oro e il tempo si sospende.

Il Gobi, cuore desertico del Paese, è molto più che sabbia: è un universo di contrasti. Lo Stupa Bianco di Tsagaan Suvarga emerge come una scogliera chiara; le dune cantanti di Khongoriin Els vibrano quando cambia il vento; nei canyon di Yolin Am il ghiaccio resiste all’ombra; a Bayanzag le scarpate rosse si accendono al tramonto e parlano di fossili e di tempo profondo. Con il mio gruppo salgo piano sulle dune: in cresta la sabbia “canta”. Restiamo in silenzio, ognuno con la propria meraviglia.

Una famiglia nomade ci apre la gher con un sorriso breve. Bambini curiosi, nonni vicino alla stufa. Assaggiamo il latte di giumenta, impariamo gesti semplici, ci capiamo con gli occhi. Rientro alla mia gher con meno rumore dentro. Possedere poco, tenere il necessario: la steppa insegna così.

Nei monasteri, invece, il tempo prega piano: a Ulaanbaatar le ruote scorrono lente; a Karakorum i 108 stupa disegnano il cielo; verso Tövkhön camminiamo nel bosco per circa un’ora, finché l’eremo ci guarda dall’alto. Nella valle dell’Orkhon ascoltiamo l’acqua e lasciamo andare i pensieri.

Un ruolo speciale l’hanno avuto Dulam, la nostra guida riservata, attenta e discreta, e il team di autisti mongoli: uomini silenziosi, pieni di sorrisi, instancabili. Conoscono le piste della steppa e del deserto come linee della propria mano. Mi ricordano ogni giorno quanto profondo sia il legame con questa terra.

Viaggiare in Mongolia significa misurarsi con spazi immensi, con silenzi che insegnano, con incontri che lasciano tracce. È un Paese che non si descrive soltanto: si vive, si respira e, inevitabilmente, trasforma chi lo attraversa.

È un viaggio che consiglio di fare almeno una volta nella vita. I nostri viaggiatori sono tornati entusiasti: le emozioni del Gobi, le notti in gher, gli incontri con i nomadi. Ma soprattutto la serenità di sentirsi seguiti: accompagnatore dall’Italia, guida in italiano, autisti esperti, soste giuste, tempi rispettati, sistemazioni curate. L’organizzazione Viaggi Bolgia ha reso fluido ogni passaggio - trasferimenti, ingressi, pasti - lasciandoci solo il piacere di guardare e respirare. Se cerchi natura, silenzi e un viaggio ben orchestrato, la Mongolia saprà parlarti.

Ornella — Tour Leader Viaggi Bolgia

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